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Old 10-11-2007, 17:59   #24
Giovanni Todaro
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Default Bestia del Gévaudan

Ho letto i vostri interventi sulla Bestia del Gévaudan. Ho studiato a fondo la documentazione sulla vicenda (vera) e vorrei ricordarvi che molte delle asserzioni non sono vere, non risultando affatto dagli atti uffciali. Ecco qualche dato che potrà interessarvi. Saluti.




La prima vittima ufficiale della Bestia fu Jeanne Boulet, una pastorella quattordicenne del villaggio di Les Ubas, parrocchia di St Etienne de Lugdarés. Portava le poche bestie al pascolo nelle alte radure di quella zona collinare del Gévaudan, coperta di boschi tenebrosi e umidi la cui continuità era rotta solo da malsane zone paludose e da ampie radure erbose. Oggi l’antico Gévaudan è suddiviso nei dipartimenti dell’Haute Loire, Cantal, Ardèche e soprattutto della Lozère.
La Bestia, così sarà chiamata la belva che terrorizzò quella zona montuosa di oltre 5000 chilometri quadrati, aveva già attaccato una ragazza all’inizio del mese, ma era stata messa in fuga dalle vacche al pascolo. Comunque, solo in quei sei mesi del 1764 uccise 22 persone, buona parte divorate e persino decapitate. Nonostante l’invio in loco da parte di re Luigi XV di un reparto di dragoni comandati dal capitano Duhamel, il mostruoso animale, descritto della grandezza di un vitello di un anno e ferocissimo, era imprendibile. Malgrado numerose battute, alcune con oltre 20.000 uomini e centinaia di cani, la belva continuava a mietere vittime, in alcuni casi anche quattro in un giorno, e sembrava essere contemporaneamente in luoghi molto lontani e per di più del tutto invulnerabile alle fucilate. Difatti, come dimostra il libro di Todaro, si trattava in realtà di un piccolo branco e non di una sola Bestia, di cui alcune furono infatti uccise. La vicenda era ormai attentamente seguita non solo dalla stampa francese, ma anche da quella inglese che sarcasticamente riportò che, “120.000 soldati francesi erano tenuti in scacco da un solo animale, il quale dopo aver divorato 25.000 uomini, artiglieria inclusa, si era imbattuto il giorno dopo in una gatta e ne era stato vinto”. Nel 1765 il re, imbarazzato dalle critiche interne e internazionali, aumentò la taglia sull’animale all’iperbolica cifra di 9400 franchi, pari a 33 anni di lavoro di un salariato agricolo. Oggi equivarrebbero a oltre 700.000 euro.
Inoltre diede l’incarico di uccidere la Bestia al nobile normanno Jean Charles d'Enneval, un famoso cacciatore che si diceva avesse abbattuto 1200 lupi, nonché rappresentante di prestigio della Louveterie, uno speciale corpo di cacciatori creato oltre 450 anni prima proprio per distruggere lupi e altre belve. Benché in pochi mesi d’Enneval fosse riuscito, con la sua muta di cani specializzati in questa caccia, a uccidere ben settantaquattro lupi, la Bestia continuò la strage. Luigi XV allora lo sostituì con François Antoine, avente la carica di Porta Archibugio del Re e di Grande Louvetier del Regno. Nel mese di settembre dello stesso anno, finalmente Antoine durante una battuta uccise un gigantesco lupo di oltre 70 kg. e alto alla spalla quasi un metro. Senza dubbio era una delle Bestie, ma non la sola. Per Luigi XV la questione era chiusa e tributò ad Antoine grandi onori e ricompense.
Tuttavia, dopo un periodo di pausa, gli attacchi ripresero ma Luigi XV non intervenne più e anzi ordinò la censura sul caso. In effetti, cessando la produzione di atti e documentazioni sugli attacchi, è molto probabile che le vittime siano state molte di più di quante a nostra conoscenza oggi. A risolvere il caso della Bestia, intanto giunta a oltre 116 vittime accertate (di cui 14 decapitate, forse a causa del trascinamento dei cadaveri una volta afferrati con le fauci dall’animale), fu il cacciatore locale Jean Chastel, il quale durante una battuta uccise la belva nel giugno 1767, quindi dopo ben quattro anni di tragedie. Ancora oggi alcuni ritengono che l’animale fosse un ibrido mostruoso, una iena o un animale esotico misterioso. Altri pensano all’azione di un gruppo di assassini per motivi politici. Ma l’esame della Bestia, l’ultima e più temibile, e della quale esiste una dettagliata autopsia, ha fatto propendere l’autore del libro, Giovanni Todaro, verso una spiegazione più semplice. La Bestia uccisa da Chastel, pesante oltre 50 chili, era un enorme lupo probabilmente affetto da acromegalia, come dimostrano le sproporzionate zampe (16,2 cm. di lunghezza x 12,2, grandi quasi quanto quelle di una tigre) e l’abnorme testa, i cui muscoli temporali e masseteri superavano in totale i tre chili di peso (un bulldog arriva a 250 grammi totali) ed esprimevano probabilmente una pressione di oltre 700 kg., pari a quella di una iena maculata. L’acromegalia è una rara malattia che colpisce anche gli esseri umani, come nel caso del lottatore Andrè “The Giant” e del campione di pugilato Primo Carnera. Testa, torso, braccia e mani diventano spropositatamente grandi e robuste. Jean Chastel comunque non ricevette dal re alcun premio.

Last edited by Navarre; 10-11-2007 at 18:04.
Giovanni Todaro jest offline   Reply With Quote