Ritornando a Melampo.
Vidi la sua foto in una rivista specializzata. Ne restai fulminato aveva un colore particolare per l'akita nero tigrato (il colore più diffuso allora era il fulvo ed il bianco). corsi a Bologna a prenderlo pagandolo per allora giugno 1993 una cifra irragionevole.
La prima notte con noi arrivò un temporale estivo: il cucciolo era spaventato. il distacco dal suo branco, il viaggio e poi i tuoni ed i fulmini. Piangeva da impietosire il più duro dei cuori. Così scesi in giardino e dormii nel porticato con lui sdraiato su un divano di vimini e ghisa. L'indomani mi svegliai con un mal di schiena ed un mal di gola che durarono per una settimana. Ma da allora il piccolo (arrivò a pesare 45 kg in seguito) mi considerò il suo capobranco a tutti gli effetti e fino all'ultimo suo giorno di vita accettava ogni cosa che gli facevo: dal tirargli con la pinza i denti da latte che persistevano anche dopo i denti definitivi impedendogli di mangiare dal dolore al bruciargli con un bisturi elettrico una fastidiosa cisti al gomito. Anche quando era alla fine della sua vita accettava senza mai opporsi le numerose iniezioni e l'alimentazione liquida forzata con siringa (senza ago). Morì fra le mie braccia. Quando arrivò lo spasmo finale. Ora riposa a Barbarano Romano in quella campagna che adorava sotto due alberi di olivo.
Lo ricordo ancora maestoso (non come gli akita di oggi che sembrano aver sbattuto contro una porta da come si sono accorciati) e fiero. Un'estate partendo in vacanza per l'america lo portammo a bracciano in una bella pensione con clinica veterinaria annessa. Accetto l'evento senza mostrare la minima emozione anche se nel percorso per andare nel suo spazioso box si perse inaspettatamente le feci (era emozionato ma teneva tutto dentro). Quando lo ripresi ignorò il mio richiamo vedendolo arrivare da lontano anche se era un mese che non ci vedeva. Restò riservato ancora per un pò quando poi vide che lo portavo in macchina esplose in una gioia incontenibile saltandomi addosso e leccando il volto. Non ricordo da allora altri cedimenti affettivi.
Basta così comincio a commuovermi e lui mi direbbe che non è da veri maschi piangere.
Michele
Melampo primavera 2006: già in fase terminale
