Junior Member
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Forse già detto nell'altro topic, ma ricordo che è in corso una petizione:
http://www.firmiamo.it/cervouccisoab...eiresponsabili
Oppure è possibile scrivere a rappresentati di Comune e Provincia di BZ:
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Questa infine è la risposta dell'Ufficio caccia e pesca della Provincia di Bolzano:
Rispondo con alcune considerazioni, in considerazione del Suo desiderio di ottenere informazioni
Posso facilmente immedesimarmi nel dispiacere/disappunto di molte persone per la decisione, presa lunedì scorso, di abbattere il giovane cervo, protagonista dell’attraversamento delle vie cittadine. Posso, al tempo stesso, assicurare che l’abbattimento dell’animale non rappresenta sicuramente una festa per nessuna delle persone coinvolte in tale decisione.
Mi preme porre una domanda. Che cosa di più appariscente avrebbe dovuto fare questo cervo, per dimostrare la pericolosità del suo comportamento all’interno del tessuto urbano?
Sono sinceramente rincuorato dal fatto che i danni alle persone siano rimasti limitati a due feriti lievi. È una pura fortuna che essi non siano molto più gravi, che non si debba, addirittura, registrare qualche lutto. Mi sembra assurdo pensare che debbano venire registrati dei morti o dei feriti gravi, per divenire consapevoli dei rischi legati alla situazione di un grosso animale “impazzito” che corre per le vie di Bolzano.
Certamente, sarebbe stata una bella “favoletta” aver potuto chiudere questa particolare avventura con la cattura dell’animale e il suo trasporto nel bosco. Tutto questo, magari, ad opera di uomini/donne coraggiosi, che si prodigano a favore degli animali selvatici. Questo “coraggio” sinceramente ci manca; tuttavia, io non lo chiamerei coraggio, ma bensì “irresponsabilità”.
Il cervo in questione ha messo oggettivamente a repentaglio l’incolumità dei passanti nel centro storico cittadino con la sua corsa disperata, in preda ad uno stato di panico, tipico di un animale venutosi a trovare a diretto contatto con l’uomo e con tutto l’ambiente ostile, che la città può rappresentare. La sua pazza corsa si è fermata sul pianerottolo sottostante la cassa del parcheggio Mayr Nusser. Ma chi ci può assicurare che il cervo impazzito si sia trasformato di colpo in un tranquillo agnellino da addormentare “semplicemente” con una punturina? Cosa succede se il cervo, spaventato dalla narcotizzazione o dal tentativo di cattura, riprende la sua pazza corsa, sfondando le vetrate o, addirittura, carica gli operatori? Chi è in grado di trattenerlo eventualmente in uno spazio così angusto, come quello in cui è andato ad infilarsi? Chi può garantire l’incolumità di una dozzina di persone (poliziotti, vigili urbani, vigili del fuoco, personale di vigilanza venatoria) presenti in tale spazio angusto? Della sicurezza sul lavoro, purtroppo, se ne parla solo quando avvengono degli incidenti!
La decisione di procedere all’abbattimento è stata presa congiuntamente sul luogo, sentiti i responsabili dei singoli servizi. Personalmente, preferisco venire criticato per la scelta di abbattere un animale rispetto al rischio di avere sulla coscienza il ferimento degli operatori per un improvvisato tentativo di cattura, senza le necessarie misure di sicurezza.
Le esperienze, relative a narcotizzazioni di cervi, stambecchi e daini, a cui ha partecipato il nostro Ufficio, hanno più volte mostrato reazioni imprevedibili da parte deli animali. Recentemente, anche i colleghi della Provincia autonoma di Trento, hanno dovuto fare i conti con l’annegamento di una giovane orsa a seguito di un intervento di narcotizzazione. Posso assicurare che i colleghi forestali trentini hanno una notevole esperienza e non sono certo degli sprovveduti; tuttavia, un’operazione di narcotizzazione è sempre e comunque collegata a dei rischi. Questo in un ambiente aperto; la componente di rischio aumenta in misura considerevole in un ambiente chiuso.
Le leggi internazionali, nazionali e provinciali a tutela della fauna selvatica ci richiedono azioni concrete per la conservazione delle specie faunistiche e dei loro habitat, considerando, tuttavia, gli aspetti di tutela dell’igiene e della sicurezza pubblica, della salvaguardia delle colture agro-forestali e degli equilibri ecologici.
Il salvataggio di un singolo capo (impazzito e ferito) di una specie così comune in ambito alpino, quale il cervo, non rappresenta in alcun modo un intervento prioritario. Capisco e rispetto, da un lato la sensibilità dell’opinione pubblica e l’interesse e la simpatia di cui (per fortuna!) gode la fauna selvatica, ma chiedo, al tempo stesso, di cercare di dare un giusto peso alle cose.
Giorgio Carmignola
Ufficio caccia e pesca
Provincia autonoma di Bolzano
Se qualcuno volesse complimentarsi per le acute osservazioni (leggasi mirror climbing), può scrivere anche ai diretti interessati:
Questa è l'email di Giorgio Carmignola: [email protected]
Infine, l'email di Heinrich Erhard, il direttore: [email protected]
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