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Ecco a che livelli siamo arrivati...
La Stampa (rubrica La Zampa) 23/03/2009
Al Sud volontari aggrediti e auto bruciate: «Nessuno deve nutrire i randagi assassini»
ANTONELLA MARIOTTI
TORINO
Sta succedendo quello che mai avrei creduto possibile qui, in una cittadina civile: siamo in guerra, due volontarie che portavano cibo ai cani sono state aggredite: una ha una ferita alla testa e all’altra hanno sfasciato la macchina».
Angela vive in Puglia, a Barletta, a molti chilometri dalle spiagge dove la settimana scorsa un branco di randagi ha sbranato e ucciso un bambino e ferito gravemente una ragazza. Ma, dopo il dramma di Scicli, la psicosi è esplosa in tutto il Sud. E nel mirino sono finiti non soltanto i cani, ma anche i volontari che da sempre danno loro da mangiare.
«Ormai siamo al delirio - racconta Valentina Raffa, che vive a Modica, dove il sindaco ha firmato un’ordinanza che consente di eliminare i randagi -. Tagliano l’erba per non offrire rifugio e scampo ai cani, l’ordine è di accalappiare o uccidere tutti gli animali, anche quelli già sterilizzati. Orde di cacciatori hanno assaltato le farmacie per comperare veleno. Stanno preparando polpette letali. Noi volontarie siamo poche, ci minacciano tutti i giorni, ma cerchiamo di salvare tutti i cani che riusciamo a raggiungere».
Il diario quotidiano di Valentina raggiunge le caselle di posta elettronica di tutte le associazioni animaliste sembra un bollettino di guerra con le cifre dei «caduti» e dei «salvati», caricati in auto e portati via di corsa attraverso i campi, di nascosto per evitare ritorsioni e minacce.
Il tam-tam arriva sino alle associazioni animaliste di Milano, Bolzano, Torino: si cercano «stalli» cioè soste temporanee per cuccioli e cani adulti, «dateci una mano, se ne adottate uno a testa li salviamo tutti» scrive Domenica. Oggi sette cani partiranno per Milano, «cerchiamo di svuotare le campagne per evitare la strage».
«Ieri sera sono scesa a Marina di Modica con alcuni amici - continua Valentina - all’ entrata c’erano i carabinieri che stazionavano, i cani erano circondati ed avevano una fame pazzesca. Se nessuno li nutre, diventano ancora più pericolosi. Ma i giustizieri vogliono ucciderli e minacciano noi: al buio abbiamo cercato di vedere se ci fosse qualche boccone velenoso in giro. Sono scesa io sola, gli altri hanno avuto paura, i cani erano furiosi, e gli uomini che li braccavano arrabbiati quasi quanto loro».
Ieri Valentina è tornata in strada ha raccolto cinque cuccioli che si erano rifugiati in un cassonetto. «Adesso ci chiama anche il Comune - racconta - anche se non è compito nostro raccogliere i randagi. Il problema è che se adesso il cane del vicino abbaia lo segnalano come pericoloso e lo fanno portare via. Così aumentano gli abbandoni: la gente qui non vuole problemi».
L’emergenza è gestita con i soldi dei volontari e delle donazioni, anche se nella sola Sicilia in tre anni sono arrivati tre milioni di euro per la lotta al randagismo. Dove sono finiti? Se l’è chiesto il sottosegretario alla Salute Francesca Martini facendo in conti in tasca ai sindaci che sono responsabili per legge.
Un’idea i volontari se la sono fatta ma non possono raccontarla, senza contare che mafia e camorra hanno fiutato il business ormai da anni, ogni cane frutta qualche euro al giorno e così i «gestori» dei canili privati sperano che il numero dei randagi aumenti: più cani più soldi, e se mancano animali si «rubano», anche dai giardini privati. «Qui è la normalità, come gli avvelenamenti - spiega Viviana Nastasi di Catania -. A noi hanno ucciso Boldo nell’ambulatorio veterinario del Comune, l’hanno avvelenato, sarebbe stato adottato il giorno dopo. Perché? Non lo sappiamo forse è stata una minaccia a noi volontarie, abbiamo fatto la denuncia ma forse non lo sapremo mai».
AGI 22/03/2009
CANI RANDAGI: ENPA DENUNCIA INTIMIDAZIONE A CATANIA
(AGI) - Catania, 22 mar. - Atto intimidatorio a Catania contro la sezione provincia dell’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali. Ignoti con un’auto hanno forzato il cancello della sede e hanno sparso letame all’interno. “Con questo gesto, un avvertimento in pieno stile malavitoso, qualcuno ha voluto colpire e ‘punire’ l’attivita’ dei volontari siciliani, da tempo in ‘prima linea’ nel segnalare alle autorita’ e all’opinione pubblica le numerose irregolarita’ riscontrate in zona”, si legge in una note dell’Enpa, secondo cui “non e’ casuale, del resto, che tale episodio sia avvenuto pochi giorni dopo i fatti del Ragusano e le dure prese di posizione dell’Enpa che, insieme ad altre associazioni animaliste, e’ riuscita a bloccare dissennati progetti con cui si preparava lo sterminio dei randagi”. Gli animalisti legano l’intimidazione anche all’attivita’ della sua sezione catanese che ha denunciato in passato “sistematiche inadempienze normative da parte delle autorita’ locali”.
“La lista delle irregolarita’ -dice Cataldo Paradiso, consigliere nazionale dell’Enpa- e’ lunga. Si parte dalla mancata attivazione del tavolo di coordinamento previsto dall’ordinanza Martini in materia di bocconi avvelenati per arrivare alle numerose irregolarita’ nella gestione del randagismo’. Tra l’altro, proprio a seguito dei tragici fatti del Ragusano, i volontari della Protezione Animali hanno rilevato una recrudescenza nella diffusione di esche avvelenate”. (AGI)
Rap
La Repubblica 22/03/2009
Dava da mangiare ai randagi aggredito gruppo di volontari
Fulvio Di Giuseppe
Un ricovero in ospedale per trauma cranico, una macchina distrutta e innumerevoli insulti ricevuti dai passanti. E´ questo lo spiacevole bottino incamerato da tre volontarie di un´associazione animalista di Barletta, impegnate ad accudire i cani randagi della città. La psicosi generale successiva alla morte del piccolo Giuseppe, sbranato da un branco di cani a Scicli, ha colpito anche in Puglia. E lo ha fatto in una città che conta un canile municipale ai limiti massimi della capienza (460 unità) e circa duecento randagi per le strade. «La gente ha perso il lume della ragione - afferma Angela Ventrella, una volontaria - Nelle ultime ore ci sono state aggressioni ad animali e anche a noi».
Per ora, a rimetterci, sono state tre sue colleghe (una delle quali ha sporto denuncia), costrette a subire l´aggressione mentre davano da mangiare ai cani. Per loro anche insulti e minacce, con l´invito a non occuparsi più degli animali. Anche ai randagi non è andata bene, vittime di diversi agguati in varie parti della città. «Dobbiamo tenere bassi i toni ed evitare di creare fazioni contrapposte tra animalisti e giustizialisti», smorza Salvatore Mastrolillo, dirigente del settore ambiente del Comune di Barletta. A lui è deputato il compito di tenere a bada il fenomeno del randagismo, nonostante l´attuale impossibilità di ampliare il canile.
Una legge regionale del 2006, inoltre, prevede che dopo la cattura, la sterilizzazione e l´impianto del microchip, il cane randagio debba essere reimmesso nel territorio e non più rinchiuso in una struttura. Allora che farne di questi duecento randagi? «Non abbiamo né interesse né intenzione di confinarli in strutture nella provincia – afferma Mastrolillo – e affronteremo il problema con un costante e più serrato monitoraggio e controllo nella città». A occuparsene, il personale del servizio veterinario Asl, le cui "ronde" sono già partite da qualche giorno in città e hanno come obiettivo principale quello di individuare i capi branco.
(22 marzo 2009)
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