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Old 11-09-2009, 00:14   #2
Darkness
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Mentre mi interrogavo sull'esistenza o meno di soggetti che trarranno vantaggi dalla disattivazione di TACREC e che potrebbero avere giocato un qualche ruolo nella stessa, ho trovato questo articolo :

Quote:
Sforbiciata tra i corsi di laurea negli atenei in attesa della scure che potrebbe abbattersi dal ministero della Pubblica istruzione prima dell’estate.

All’inizio dell’anno accademico 2007-2008, lo ricordiamo, i corsi di primo livello (laurea triennale) e di secondo livello (laurea specialistica) erano a quota 5.879.

Una pletora di proposte che non giustificavano il numero degli iscritti, a volte ridotti a poche decine.

Una situazione più volte criticata dal ministro Gelmini che ha sempre ammesso di non voler penalizzare le materie ma solo quei corsi che non raccolgono l’interesse degli studenti.

E molti atenei hanno cominciato a imboccare la via della razionalizzazione.

L’obiettivo del Ministero è ridurre del 20% entro il 2010 i corsi di laurea.
E così diverse università italiane iniziano la cura dimagrante, eliminando corsi obsoleti e inutili prima delle iscrizioni dell’anno prossimo.

Tra gli atenei più virtuosi spicca quello di Palermo: i tagli ai corsi di laurea hanno superato il 21,20% mentre a Messina è stata finalmente chiusa la facoltà di Scienze statistiche che contava solo 33 iscritti per tutti i corsi di laurea.

Ma il lavoro di repulisti non avviene nelle altre città del sud, soprattutto in Calabria dove tutto è rimasto tale e quale a prima.

Oppure in Sardegna dove non si è mossa foglia.

Anche in Campania, all’Università «Federico II» non è stato fatto un granché, solo un corso di laurea è stato chiuso, e così pure all’Università del Sannio.

Bocce ferme anche in Veneto a differenza dell’ateneo della Capitale: l’Università «La Sapienza» ha tagliato oltre il 15% i corsi di laurea. Anche a Bologna spariranno due corsi: il primo è quello per Operatore giuridico informatico che aveva solo 36 immatricolati, il secondo quello in Archivistica (13 iscritti). Diversa la strategia a Genova.

L’ateneo ha deciso di asciugare l’offerta didattica per mancanza di docenti. I corsi sono stati tagliati del 10%, i docenti con più anzianità sono stati pensionati, le undici facoltà regionali in via di accorpamento in cinque scuole, i dipartimenti dimezzati e i poli decentrati riorganizzati.

Ma vediamo più in dettaglio cosa accadrà nelle varie università nei prossimi mesi.

TRENTO: Due i corsi tagliati, Scienze storiche a Lettere e Fisica e tecnologie biomediche a Scienze. Disattivato anche il corso di specializzazione a Giurisprudenza.

LOMBARDIA: All’Università Cattolica i corsi soppressi sono 11. A Pavia l’euroateneo ha ridotto i corsi di circa il 10%.

PIEMONTE: All’università di Torino i corsi scendono da 191 a 177, invariata invece l’offerta del Politecnico.

LIGURIA: la razionalizzazione si è fatta sentire con corsi già tagliati del 10%.

FRIULI: Spazzati 14 corsi a Trieste e il 13% in meno a Udine.

TOSCANA: 34 corsi in meno a Siena, 24 a Pisa e 13 a Firenze.

ROMA: All’Università «La Sapienza» sono 46 i corsi eliminati per il prossimo anno accademico e rappresentano il 12,3% rispetto ai 373 esistenti. A Tor Vergata, saranno accorpati otto corsi e un paio a Roma Tre.

PUGLIA: A Bari i corsi passeranno da 159 a 131, a Lecce accorpati una decina, soppressi due a Foggia.
Mi chiedo e chiedo a chi riterrà di replicare quale di queste tre ipotesi sia più verosimile:
1- TACREC aveva un numero di iscritti talmente esiguo da giustificarne la soppressione, e qui bisognerebbe conoscere i dati ufficiali di iscritti e laureati
2- a livello ministeriale, si è ritenuto che TACREC fosse un corso di laurea inutile,
3- l'esistenza di TACREC era scomoda per gli interessi di taluni che hanno avuto abbastanza influenza da determinarne l'affossamento.
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Il grande silenzio dei cani ci consola delle futili parole degli uomini. Chaumont

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