Quote:
Originally Posted by starjumper
Essendo partita, in cinofilia, come una tabula rasa... questo non me lo sarei mai aspettato, mentre ho dovuto (tristemente) rendermi conto che molto spesso è proprio così. Diciamo che il confine tra comportamento da correggere e patologia, per molti "ipergentilisti" è davvero molto sottile.
|
esattamente Micaela, ha centrato il punto.
Una sorta di utopia che si vuol far intedere come esclusivamente scientifica ma che dimentica le doti caratteriali del cane e in tal modo diviene filosofica.
E' stato infatti estrapolato dalla semplicità di gestione di un cane di elevata docilità una concezione che si vuole intendere universale, ovvero che tramite condizionamento operante si ottiene tutto e con relativa facilità, mentre si sottovaluta il ruolo determinante del condizionamento classico.
Di qui tutti i cani sono uguali e ugualmente gestibili.
Un conto invece è insegnare un esercizio, un altro gestire le dinamiche del gruppo.
E là dove per forza di cose la metodologia dimostra i suoi limiti (efficace lo è fino a un certo punto e pertanto contiene in sè dei limiti) ecco che si tende a sconfinare nel ricorso alla patologia e relativa terapia.
Da curare per esempio con castrazione (cosa consigliata ad alcuni clc tra cui campioni di bellezza e riproduttori).
Il tutto nel nome di un'omologazione di pensiero unico e oscurantista
(si tende a rendere vero e "superiore" il metodo in quanto scientifico, ma scientifiche erano anche le scosse elettriche che Skinner, padre del comportamentismo, dava ai cani per studiarne le risposte).
Dunque sono bravi educatori quelli che gentilisti fino all'estremismo, pensano di risolvere ricorrendo ai farmaci?