Purtroppo è una strage pressoché quotidiana.
Mi dispiace molto per Keye.
Mi dispiacerebbe molto, inoltre, se il dolore per questa perdita trattenesse chi lo ha amato dal prendere altri cani in futuro, e spero che ciò non accada, perché rinunciare all'amore di un cane è un modo per darla vinta alle merde umane che ci hanno portato via qualcuno di caro e un modo per consentire a quei bastardi di continuare ad avvelenare giorno dopo giorno ancora e sempre anche le nostre vite.
Mezzano Rondani, altri cani avvelenati

di
Pierpaolo Cavatorti
Continua la strage di animali nelle campagne della Bassa: animali domestici uccisi da bocconi avvelenati gettati nei campi agricoli. Dopo le frazioni di Enzano, Ramoscello e Frassinara, comincia la conta degli avvelenamenti di cani e gatti anche nel territorio mezzanese.
Le ultime vittime della crudeltà di qualche idiota sono i cani di Tiziana Zoni, la cui famiglia è titolare di una azienda agricola nella frazione di Mezzano Rondani. L’episodio risale all’inizio di febbraio, quando due dei tre cani della famiglia di Tiziana vengono fatti uscire dal box per la solita passeggiata quotidiana tra le dieci biolche di terreno attigue la casa colonica. Dopo qualche minuto la tragedia. Laika, una femmina di pastore tedesco di un anno è tornata quasi subito a casa rintanandosi nella cuccia. Un atteggiamento insolito per il cane che ha fatto incuriosire la padrona. Tiziana, resasi conto di ciò che stava accadendo, non ha avuto nemmeno il tempo di soccorrere la povera bestia. Il pastore tedesco infatti era già morto. Stessa sorte per Angie, un dalmata femmina di quasi 11 anni che forse per la minor quantità di veleno ingerito, per morire ha impiegato quasi due giorni tra sofferenze atroci. A nulla sono valse le immediate cure veterinarie alle quali è stata sottoposta. «Secondo quello che mi ha detto il veterinario, il boccone deve essere stato composto da più di un veleno - dice affranta Tiziana -sembrava che Angie potesse salvarsi ed invece non è servito a nulla». L’unica superstite alla strage è Lola, una piccolo segugio che solo casualmente non è stato fatto uscire dal recinto a causa della profilassi antifilaria che stava seguendo. «Mio figlio Edoardo è disperato - continua la Zoni - . Ciò che mi fa ancora più rabbia è che i bocconi sono stati gettati nei miei campi, dove i miei animali non recavano disturbo a nessuno». Vicino al pastore tedesco, gli Zoni hanno trovato il boccone incriminato avvolto con crudele dovizia da due pelli di coniglio. Anche Emilia Oddi, vicina degli Zoni ha perso il suo gattino, avvelenato anch’esso e morto in un giorno. «E' rientrato venerdì mattina - dice l’anziana padrona - e ho notato che stava male. Non ho realizzato subito cosa potesse avere, ma in qualche ora avevo perso le speranze di salvarlo».
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Strage di gatti a San Bartolo
con bocconi avvelenati
A due passi dal centro storico tra via Subborgo Federico Comandini, via Fornaci e via Rasi Spinelli, in poco più di un anno sarebbero morti avvelenati una decina di gatti e tre cagnolini.

Cesena, 11 febbraio 2011 -
Il misterioso caso dei gatti (e cagnolini) avvelenati a San Bartolo. Scoppia nella zona limitrofa alla chiesa parrocchiale, a due passi dal centro storico, in un isolato che pare diventato letale per i felini, quello tra via Subborgo Federico Comandini, via Fornaci e via Rasi Spinelli, dove in poco più di un anno sarebbero morti avvelenati una decina di gatti e tre cagnolini di piccola taglia.
William Costantini, un insegnante di Biologia al liceo classico Monti residente al civico 15 di via Comandini si è mobilitato insieme ad altri residenti e commercianti, intenzionati a sporgere denuncia contro ignoti. "Il mio gatto Silvestro ha poco più di un anno — dice Costantini — e l’abbiamo trovato a Sorrivoli in gravi condizioni. Ce ne siamo presi cura, lo abbiamo vaccinato, sterilizzato, assicurato e fatto curare dal veterinario di fiducia. Non ha mai creato problemi a persone e cose. Il 31 gennaio è stato avvelenato con una forte dose di metaldeide, un lumachicida, e per due giorni ha lottato contro la morte". "Grazie alle cure mediche — continua Costantini — è riuscito a sopravvivere. Abbiamo subìto affisso un cartello chiedendo ai proprietari di gatti della zona che avessero subito la stessa esperienza di mettersi in contatto con noi per poter fare insieme la denuncia alle autorità competenti".
Il sasso gettato nello stagno non è rimbalzato indietro e lo scenario che si aperto è come minimo inquietante."«In poco tempo — racconta Costantini — si è appreso che cinque gatti sono stati trovati morti in via Fornaci e altrettanti nelle vie limitrofe, due sono dispersi e pure tre piccoli cagnolini sono morti senza spiegazione plausibile. Il veleno è stato messo anche in bocconi e crocchette".
"L’ultimo gatto — informa Costantini — è stato trovato morto l’altra sera. Che il mio fosse vittima di un avvelenamento è sicuro: il veterinario ce l’ha detto fin dal primo momento e fortuna che abita a due passi da noi, altrimenti non avremo fatto in tempo a salvare Silvestro, dopo che lo abbiamo visto soffrire le pene dell’inferno, tant’è che abbiamo dovuto somministrargli una dose di valium che si usa per un animale di un quintale. Ora a San Bartolo siamo allertati e chi ha agito sappia che se lo farà ancora, potrebbe essere individuato".
di ANDREA ALESSANDRINI
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Cesena - Boccone avvelenato: ecco cosa fare
L'ausl interviene dopo i recenti allarmi per polpette al fitofarmaco contro animali domestici
CESENA - “L’avvelenamento di animali tramite l’abbandono di esche tossiche nell’ambiente è sempre un comportamento irresponsabile ed illecito”. E’ il commento del Servizio veterinario dell’Ausl di Cesena che interviene in merito ai recenti episodi di avvelenamenti di animali domestici riportati sulla stampa locale, fornendo alcuni consigli su cosa è bene fare in questi casi.
“Purtroppo si tratta di un fenomeno noto al servizio veterinario – spiega Bruno Giacometti direttore dell’unità operativa Sanità animale dell’Ausl di Cesena. Spesso le cause sono accidentali, determinate dall’incauto utilizzo o conservazione di sostanze velenose utilizzate come antiparassitari in agricoltura o nel giardinaggio o nel controllo di mosche, topi, lumache, talvolta invece sono dolose. Uccidere animali selvatici o domestici, quali cani o gatti, attraverso l'uso di esche avvelenate è considerato un reato ai sensi del codice penale e la denuncia contro i responsabili, sospetti tali o ignoti consente di migliorare il monitoraggio ed i controlli sul territorio per prevenire i rischi per le persone, gli animali e l’ambiente”.
Negli ultimi anni i veleni più utilizzati sono stati i prodotti per uso agricolo quali antiparassitari, diserbanti, rodenticidi e lumachicidi. “Le analisi tossicologiche effettuate – spiega Giacometti - hanno evidenziato come la maggior parte dei casi di intossicazione sia imputabile a pesticidi organo-fosforati, seguiti da carbammati, cumarinici e pesticidi organo-clorurati in particolare alfa e beta endosulfan”. Le esche spesso si presentano in forma di carcasse di piccoli volatili imbottiti di veleno, uova avvelenate, salsicciotti imbottiti di veleno, pezzi di prosciutto avvelenati, polpette di carne cruda miscelate a veleni. L’utilizzo di esche vanifica poi l’obbligo di aggiungere sostanze amaricanti ai veleni per renderle meno appetibili”. Parchi, giardini pubblici, spazi condominiali e zone dove vivono colonie feline sono le aree urbane più a rischio, mentre in campagna i rilievi più frequenti sono in aziende faunistico-venatorie, oasi naturali, parchi naturali, terreni agricoli coltivati.
Ciò che è bene sapere è che in caso di ritrovamento di esche o bocconi presumibilmente avvelenati, è necessario avvisare gli organi di polizia o il Servizio veterinario della Ausl competente per territorio. In caso di impossibilità di un intervento immediato da parte delle autorità, prima di raccogliere qualunque materiale sospetto è necessario munirsi di protezioni (guanti ed eventualmente mascherina). I materiali devono essere consegnati in contenitori chiusi al servizio veterinario dell’azienda usl (tel. 0547/352061 oppure 0547/352111) che, dopo una prima valutazione del materiale ritrovato, si farà carico di inviare i campioni al laboratorio analisi, per le indagini tossicologiche.
Qualora invece si verifichi un evento potenzialmente pericoloso come l’ingestione di veleni o sostanze tossiche da parte di animali domestici è necessario rivolgersi immediatamente al proprio Medico Veterinario di fiducia o recarsi presso il più vicino ambulatorio veterinario.
“In questi casi – conclude Giacometti - è estremamente importante descrivere nel modo più preciso possibile la sostanza con la quale l’animale è presumibilmente venuto a contatto, riferire le caratteristiche del prodotto, indicare il luogo in cui si presume sia avvenuta l’assunzione e comunicare il tempo trascorso dall'ingestione e tra l’ingestione e la comparsa di eventuali sintomi. Il Medico Veterinario provvederà a segnalare il sospetto avvelenamento all’ufficio territorialmente competente dell’Azienda Usl”.
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Bocconi avvelenati nel veronese, morti cani da caccia
VILLAFRANCA. Denunciati ai carabinieri i decessi degli esemplari. Trovati in un serraglio «pezzi killer» di carne bovina. Presi di mira soprattutto i segugi usati per le battute di caccia. Il segretario della Anlc Vuerich «Morti anche animali domestici»
Villafranca. Paura per i cani a Rosegaferro. Nel giro di pochi giorni, alcuni esemplari sono morti avvelenati dopo aver mangiato pezzi nocivi di carne. Sono stati presi di mira soprattutto i segugi da caccia, ma hanno perduto la vita o sono rimasti gravemente intossicati anche alcuni animali domestici e da passeggio. L'avvelenatore fino ad ora non ha un nome, ma ha fatto un «lavoro» certosino: ha disseminato di pezzi di polmone o interiora di bovini le aree battute dai cacciatori o i serragli della zona.
«È impossibile finora fare un bilancio di quanti cani siano rimasti uccisi», dice Nicola Vuerich, 32 anni, segretario provinciale dell'Associazione libera caccia, «io e un mio amico ne abbiamo perduti tre nella zona di Rosegaferro. I primi due sono morti mentre stavamo facendo una battuta nell'area di Cà Baldassarre. Il terzo, invece, lo abbiamo trovato morto nel serraglio. I nostri cani, segugi italiani, si sono sentiti male evidentemente dopo aver mangiato quei pezzi di carne avvelenati. Non c'è stato nulla da fare».
Vuerich racconta anche che, una volta tornato al serraglio dove tiene i suoi cani, in località Campagnola, ha trovato il sito disseminato di frattaglie di bovino. «Non si trattava delle solite polpette avvelenate, ma di pezzi di polmone e di altri organi di manzo». «Forse da quelle tracce lasciate», continua, «sarebbe possibile risalire all'autore di questa strage che sta provocando seri problemi. Il cane di un altro mio amico, Roberto, in località Polveriera, ha subito la stessa sorte dei miei mentre accompagnava il padrone a caccia».
A Vuerich risulta che, in località Siena, i cani da compagnia morti per i bocconi avvelenati siano almeno tre o quattro. Ai carabinieri finora è giunta la denuncia della morte dei due cani di Vuerich, ma non è escluso che l'Ulss, qualora i veterinari ravvisassero un'ulteriore impennata dei decessi, faccia un nuovo esposto.
Il fenomeno nel Villafranchese non è nuovo, così come nella fascia pedemontana del Veronese, anche se negli anni scorsi, all'inizio della stagione della caccia, non era stato così eclatante. Infatti, nell'area tra Custoza e Povegliano, erano morti l'anno scorso alcuni cani che seguivano i loro padroni. «Evidentemente», sostiene Vuerich, «quest'anno è stato deciso di scegliere la zona di Rosegaferro come luogo ideale per avvelenare i nostri segugi».
Le carcasse dei tre animali sono sotto osservazione dell'Ulss che poi farà sapere al proprietario qual è stato il veleno utilizzato. «Ci vuole almeno un mese per questo genere di analisi», spiega Vuerich. Ma per due cani morti due giorni prima dell'apertura della caccia, avvenuta il 19 settembre, un primo responso già c'è. L'avvelenatore ha usato una potente sostanza che serve per uccidere le lumache.
Fabio Tomelleri
Fonte: L'Arena.it
Cane in fin di vita per un boccone avvelenato
San Polo: il padrone fa denuncia, già altri casi a Pontenovo
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SAN POLO. Kiwi lotta tra la vita e la morte. Per colpa di un boccone avvelenato, per colpa del gesto scellerato di qualcuno che non ha avuto scrupoli quando ha abbandonato a terra il cibo mortale. E' successo a San Polo. «Lunedì mattina avevo liberato il cagnolino nel giardino - racconta Guglielmo Del Bello, pensionato, che abita a Pontenovo in via Montefalcone - si divertiva a rompere le noci e poi si era messo a giocare con il cane del vicino. Proprio il mio vicino ha visto che Kiwi tremava esageratamente. L'ho portato subito dal veterinario: spero proprio di riportalo a casa con le sue zampette». A occuparsi del cucciolo ora è il dottor Wolfram Heissemberg di San Polo. Si pensa che il veleno sia stricnica o anticrittogamico. Del Bello, che farà denuncia ai carabinieri, teme per la vita della sua bestiola perché alcuni vicini gli hanno raccontato che già altri due cani nella zona sono morti a causa di bocconi avvelenati e un contadino ha trovato uova siringate con il veleno. «Ma non pensavo che potesse accadere proprio davanti a casa mia» confida. La mattanza dei cani - e degli animali selvatici - a causa dei bocconi avvelenati avvenuta negli anni scorsi sembrava finita. Ed invece dopo questo ulteriore grave episodio si teme che ritorni, come sempre, nei mesi che precedono il ripopolamento delle riserve di caccia (che avviene in aprile). Gesti senza scrupoli, che vanno a minare la serenità di tante case per cui gli animali adomestici sono un componente della famiglia.
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Ucciso dai bocconi avvelenati
San Polo: un cane di 12 anni li ha mangiati a Barcaccia
SAN POLO. Dopo il caso di Kiwi, il cagnolino avvelenato a Pontenovo, che forse si salverà grazie al tempestivo intervento del veterinario, un altro cane, invece, è morto a causa di un boccone avvelenato. E' accaduto a Barcaccia, in via Tugurio, una zona di campagna. Angela Benevelli, stava camminando in compagnia del suo cane Toby che, all'improvviso, ha cominciato a tremare.
Erano le 16.30 di mercoledì quando il cane ha cominciato a respirare con fatica e a emettere bava dalla bocca. Angela Benevelli, riconosciuti subito i sintomi dell'avvelenamento, ha preso in braccio il suo cane ed è tornata a casa, lo ha messo in macchina e col marito Danilo Carbognani è corsa dal veterinario, il dottor Wolfram Heissemberg di San Polo. L'animale è stato sottoposto a lavanda gastrica e dallo stomaco è uscito il boccone che aveva ingerito, la tipica polpetta-esca, usata da chi vuole eliminare volpi, rapaci e altri animali che si cibano di selvaggina. Appena dopo l'intervento sembrava che Toby, un meticcio di 12 anni, potesse farcela, ma nella notte è morto. Ora verrà sottoposto ad autopsia per verificare che cosa lo abbia ucciso: forse un cocktail di veleni micidiali. «Purtroppo li conosco bene i sintomi da avvelenamento - spiega Angela Benevelli, scossa per l'uccione del suo Toby - Abbiamo un altro cane, Luky, che è stato avvelenato per ben due volte ma si è sempre salvato. E' atroce vedere un cane agonizzante a causa del veleno. Siamo indignati, è scandaloso che tutti gli anni avvenga questa strage silenziosa di animali. Nei campi troviamo morti falchetti, gheppi e altri animali. Il mio vicino ha trovato una polpetta di carne in un campo. Questa strage deve finire». I coniugi Carbognani hanno sporto denuncia ai carabinieri. Intanto sembra che sia fuori pericolo Kiwi, il cagnolino che aveva ingerito un boccone avvelenato lunedì.
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Ramiola, avvelenata un'altra gatta
di Roberto Cerocchi
I killer dei gatti con bocconi avvelenati sono tornati a colpire a Ramiola. Vittima «Pippa», una gatta di sei anni, in via De Filippo e di proprietà di Marino Molinari e di Maria Musa. Dieci giorni fa un altro gatto dei Molinari era stato avvelenato e appena più a valle, nei pressi della scuola un altro, «Micia», della famiglia Franchi aveva fatto la stessa fine tra atroci sofferenze.
«“Pippa”, la nostra gattina - racconta Maria Musa - non si allontanava molto da casa, qualche decina di metri, non di più. Sono convinta che il boccone avvelenato lo ha raccolto nel nostro giardino, di qualche vicino o davanti a casa».
«Ho visto la mia “Pippa” - aggiunge il marito Marino - morire dopo ore di agonia. Miagolava, vomitava, aveva convulsioni e faceva versi indescrivibili. Abbiamo alcuni sospetti su chi possa divertirsi e per questo cerchiamo di tenerli d’occhio. Se lo trovo in flagranza di reato, gli faccio passare la voglia di fare queste cose a costo di finire in tribunale».
«Con questo, è il quarto gatto che ci avvelenano in due anni - ricorda molto dispiaciuta Maria -. L’ultimo che ci è rimasto, “Ringhio”, di sette mesi, mancava da casa da due giorni e l’avevamo dato per disperso. Ieri è tornato a casa molto abbattuto. Probabilmente ha mangiato qualcosa ma, per ora, è vivo. Mi sia permessa una semplice considerazione finale: chi non ama gli animali non ama la gente».
Nel giardino dei Molinari, regolarmente recintato, ieri era rimasto un gatto, «Ringhio», e due cani bastardi che, visto quello che è accaduto negli ultimi tempi, potrebbero essere a rischio come gli altri animali che vivono nel popoloso quartiere. Chi si diverte ad avvelenare gli animali deve stare attento perché nei quartieri delle «Vigne» la gente è sul piede di guerra. «Se lo scopriamo e lo prendiamo - assicura un cittadino che vuol rimanere anonimo per ovvi motivi - gli diamo una mano di “bianco” che per tutta la vita quando vedrà un gatto o un cane gli verrà il vomito».
In questi quartieri, negli ultimi mesi, sono morti avvelenati una quindicina di gatti e cani. In piazza Partigiani d’Italia, che si trova nel quartiere, diversi ramiolesi asseriscono che qualcuno ha trovato sul marciapiede un boccone di carne con tracce evidenti di sostanze bluastre. Per molti era veleno. Al di là che questa notizia, vera o presunta, c'è il fatto che nel raggio di cento, duecento metri, qualcuno continua ad avvelenare i gatti e cani. Sarebbe importante capire cosa spinge questa, o queste persone, a comportarsi in questo modo. Forse non sanno che se scoperti rischiano molto, sia penalmente che come ammenda.
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Esche al veleno: strage di cani e gatti
08/02/2011
Le pagine dei quotidiani continuano a riportare episodi di avvelenamento di cani e gatti: negli ultimi giorni due gravi avvenimenti si sono verificati in Lombardia e in Emilia Romagna.
- A Morazzone (Varese) ha avuto luogo una vera e propria strage di gatti appartenenti ad una colonia felina. Nove le carcasse rinvenute per il momento dai volontari, ma non si esclude che gli altri animali (la colonia ne conta 17) siano morti lontano dalle ciotole. I corpi di due gatti sono stati consegnati all'istituto dei veleni di Milano, per stabilire con precisione le cause della morte e conoscere il tipo di sostanza venefica utilizzata. Le altre carcasse sono state invece trasferite presso la Asl di Gallarate. Sulle ciotole è stato trovato inoltre, secondo quanto riferito dagli stessi volontari della colonia, della materia nera in polvere. Si ipotizza che possa trattarsi di un diserbante o un topicida. I gatti e i contenitori per il mangime sono stati posti sotto sequestro, a disposizione dell'A.G.
A Faenza (Ravenna), invece, nel mirino degli avvelenatori sono finiti alcuni cani: uno sarebbe morto dopo aver ingerito delle esche venefiche nella zona del Parco Stacchini-Bertozzi e altri tre sono stati salvati in extremis dai proprietari. La Polizia Municipale, in accordo con il servizio veterinario dell’Ausl informato della vicenda, ha affisso dei cartelli nell'area del ritrovamento dei bocconi avvelenati, invitando i cittadini a prestare la massima attenzione e segnalando l'obbligo di utilizzo della museruola. Si attende ora il referto della Azienda sanitaria sul tipo di sostanza utilizzato, e l'intervento di bonifica dell'area.
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Sterminata un'intera colonia felina a Morazzone (VA).
di Elisa D'Alessio | 08 febbraio 2011

GEAPRESS – Tutti morti, una vera mattanza. I gatti della colonia felina che vivevano nei boschi alle spalle di via Caronnaccio, a Morazzone (VA), sono stati sterminati con bocconi avvelenati.
La colonia era composta da 17 gatti, curati dall’Associazione A.Mici Randagi; erano sterilizzati, monitorati, insomma accuditi con rispetto ed amore.
Lo scorso fine settimana i primi nove morti, di questi otto appartenevano alla colonia, il nono, invece, era estraneo e forse era un abitante delle case del circondario. Vengono allertati immediatamente i Carabinieri di Carnago.
All’appello mancano gli altri nove gatti. Poche sono le speranze di ritrovarli vivi.
I corpi dei gatti sono stati portati all’ASL di competenza, quella di Gallarate, e due sono stati consegnati all’Istituto dei veleni di Milano per indagare sulla sostanza velenosa usata.
Sul posto, oltre alle ciotole normalmente usate dai volontari dell’Associazione, è stata rinvenuta una ciotola “estranea”; su tutte sono state trovate tracce di una polvere nera, un diserbante?
L’avvelenamento volontario è fuori discussione e si teme che altri bocconi avvelenati siano sparsi nel bosco.
I gatti erano censiti quindi la loro assenza è evidente, ma i selvatici morti non sono calcolabili!
A rischio sono anche i cani che vanno a passeggio in quelle zone. La bonifica dell’area è urgente e necessaria.
Il Sindaco, Matteo Bianchi, ha fatto sapere che non lascerà nulla di intentato per individuare il responsabile del gesto e chiede la collaborazione dei cittadini. Fondamentalmente invita “chi sa” a parlare.
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