Da piccola pensavo che i gatti non potessero dare l'affetto che regalano i cani. Lo pensavo solo perché non avevo mai avuto un gatto, e mi basavo sul sentito dire. Poi un'estate, in montagna, nel paesello dove ho trascorso tutte le vacanze da bambina, ho incontrato una micetta. Quella gatta mi ha fatto cambiare idea.
Purtroppo era una cucciola malata.. Era tenera ed indifesa, si abbandonava alle mie cure e si era rapidamente affezionata a me. Io piccola com'ero non pensavo veramente che quella malattia l'avrebbe potuta far morire. O forse mi sentivo impotente e non ci volevo pensare. Un cacciatore voleva spararle per evitarle di soffrire, perché un gatto così non può essere curato, diceva. Lo avrebbe fatto per il suo bene. Io glielo impedii, non so se facendo davvero il bene di quella micia, visto l'epilogo.. L'ho nutrita e coccolata per qualche giorno, lei mi ha ricambiato con una dolcezza che mai avrei immaginato, e quando è giunto il momento di tornare a casa ho voluto credere, nell' ingenuità di quegli anni, che la piccola, come tutti i gatti liberi che avevo incontrato, avrebbe ripreso zoppicando la sua strada. L'ho rifocillata bene e, illusa ma non quanto avrei voluto, me ne sono andata, ahimé, "leggera"... l'ho lasciata lì, con la sua zampa paralizzata.. non mi era permesso avere animali, non ricordo nemmeno se provai a convincere i miei a portarla con me.. ero talmente abituata a vedere ogni estate un gatto diverso che si accasava per un pò, e poi salutarlo alla partenza. Questo forse bastava alla mia coscienza, o incoscienza di bambina. Così ho fatto con lei.. ma vorrei non averla lasciata quel giorno.
Elisa
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