CANI ABBAIANO DI NOTTE: CARCERE PER 4 PADRONI
ROMA - Linea dura, per usare un eufemismo, della Corte di Cassazione contro i proprietari di cani. In quattro
sono stati infatti condannati a due mesi di carcere ciascuno, senza condizionale e senza attenuanti generiche, perché non impediscono ai loro cani di abbaiare di notte, svegliando l'intero vicinato. Bocciata dunque, dalla Suprema Corte, la linea difensiva dei padroni dei dieci 'amici dell'uomo' in questione che sostenevano che gli inquirenti andassero a svolgere delle indagini per capire quale cane abbaiava per primo spingendo gli altri ad emularlo. Innanzi alla Prima sezione penale della Cassazione, l'avvocato difensore dei quattro proprietari dei cani - denunciati per disturbo della quiete da numerosi abitanti di un quartiere di Nicosia (Caltanissetta) - ha chiesto l'assoluzione dei suoi clienti sostenendo che non era stato accertato «quale dei cani abbaiasse per primo facendo poi abbaiare tutti gli altri». I supremi giudici hanno ritenuto del tutto «irrilevante» questo tipo di approfondimento investigativo dal momento che poi, dopo il primo 'acutò lanciato dal cane pi— attivo, gli altri «abbaiavano tutti insieme» determinando una «forte intensit… di rumore» e uno «strepito comune». Quanto al fatto che il Tribunale di Nicosia in primo grado, e la Corte nissena in secondo, avessero negato le attenuanti e la sospensione condizionale della pena, la Cassazione - con la sentenza 4706 - spiega che giustamente tali benefici non sono stati concessi. «Gli strepiti dei cani - fanno presente i supremi giudici - potevano essere agevolmente attenuati, o senz'altro evitati dai relativi proprietari». Inoltre non si trattava di un occasionale latrato ma di un abbaiare connotato da «diffusività», per di più in ora notturna, che aveva determinato le proteste di numerose persone. Insomma la circostanza che i padroni - Santo G., Giuseppe C., Santo F. e Francesco A. P. - non siano intervenuti a tacitare i loro animali, pur rendendosi conto delle proteste dei vicini di casa, gli è costata la condanna 'direttà al carcere. Adesso i quattro condannati devono anche pagare le spese del processo in Cassazione e versare 500 euro ciascuno alla Cassa delle Ammende.
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