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Carattere & la crescita del cucciolo Come relazionarsi con un cucciolo, problemi più comuni, come risolverli...

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Old 24-03-2006, 19:59   #1
arnaldo_it
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Default del carattere e delle doti caratteriali

lunghino....

in questi ultimissimi anni, anche e soprattutto sull'onda del boom degli educatori cinofili e quindi della documentazione disponibile, è stato posto l'accento sull'importanza dell'ambiente nella formazione del carattere. Ciò è a dire che a parità di condizioni, due cuccioli identici possono sviluppare differentemente le doti caratteriali a seconda dell'ambiente in cui vivono. Quindi in base ai padroni, al clima, all'alimentazione, alla vita sociale ecc...
Questo è senz'altro vero.

Del resto però non vi è la possibilità della controprova.
Cioè il cane x di proprietà del sig. y che oggi ha per ipotesi 3-4 anni, non può essere gestito come una simulazione al pc, riavvolgere il nastro e riassegnarlo al padrone z per vedere come vanno le cose.

Al massimo potrebbero essere condotti degli esperimenti scientifici, scegliendo una campionatura di cuccioli con caratteristiche simili e qui dividere in due gruppi: quelli da gestire in un certo modo, e il gruppo di controllo da gestire in modo diverso per poter osservare il risultato finale.
Ma è chiaro che ciò non ha la precisione della genetica mendeliana.

Anche in ambito umano è stato (e direi lo è tuttora) a lungo dibattuto l'argomento proprio prendendo spunto dai fratelli (e in particolare i gemelli identici) adottati da famiglie diverse, per capire il legame tra DNA e ambiente per quanto concerne l'indole, il comportamento manifestato una volta cresciuti.

Il caso dei gemelli identici potrebbe essere già molto indicativo, ma la difficoltà di risposte certe risiede per esempio nel fatto che spesso le famiglie adottive si assomigliano per ceto, cultura, ambiente di vita ecc. E questo pertanto predispone i bambini a crescere con un indirizzamento simile e quindi con maggior probabilità di assomigliarsi nel carattere.

Sono anche io chiaramente propenso a credere che l'ambiente influisca almeno quanto la genetica se non di più, ma la percentuale in fondo non ha molta importanza (chi potrebbe mai effettuare misurazioni precise?).

E' però vero che la base genetica è determinante.
Se così non fosse, riferendoci non a paragoni tra specie ma in un unico ambito, quello canino, dovremmo senza dubbio concludere che un chihuahua è esattamente identico a un labrador, a un san bernardo a un CLC o un beagle, per quanto concerne le predisposizioni d'impiego.

Sappiamo invece che ciò è vero solo in parte all'interno di ceppi omogenei, o simili.
La psicologia (canina ma non solo) spiega si con le teorie dell'apprendimento come un animale impara indipendentemente dalla razza o dalla specie, ma per un quadro più complessivo, non è mai disgiunta dalla psicofisiologia che invece ci ricorda per esempio, che esiste una costellazione endocrina diversa (per l'esattezza 3) e che l'azione degli ormoni genera non solo una diversa costruzione (un bull dog è diverso da un greyhound),
ma anche che l'azione degli ormoni anabolizzanti o catabolizzanti comporta anche diversa reattività e temperamento tra un bulldog e un greyhound.

Nel momento in cui si pensa che la stragrande maggioranza delle razze nasce da incroci con altre preesistenti (per la FCI sono circa 400 ma per inglesi e americani sono meno di 200) risulta dunque evidente che possono affiorare comportamenti ora dell'una ora dell'altra delle razze originali. E lo stesso dicasi per l'aspetto morfologico.

Da molti anni però molti studiosi o addetti ai lavori, si sono impegnati nello studio di valutazioni caratteriali precoci. Proprio per cercare di capire meglio gli aspetti genetici (o meglio il più possibile genetici e il meno possibile "inquinati" dall'ambiente)

A parte Campbell e i suoi test, cito al volo solo due nomi, credo conosciuti ai più: Piero Alquati, allevatore e giudice selezionatore del pastore tedesco e Vittorino Meneghetti, addestratore, istruttore e poi sempre più vicino alla zooantropologia, del quale 10-12 anni fa sono stato allievo e collaboratore.

Non ha importanza ora fare dei distinguo sul loro pensiero (esistono in commercio i loro testi), ciò che mi preme è invece sottolineare come entrambi ritenessero importanti le valutazioni caratteriali sui cuccioli per capire di più delle doti naturali.

Queste valutazioni sono molto importanti e danno indicazioni davvero preziose. Si preferisce poi ove possibile rivedere il cucciolone di 8-10 mesi per un quadro più completo.

Le indicazioni che ne derivano sono utilissime per due motivi: 1) la mappatura del carattere per un eventuale impiego futuro in riproduzione 2) cercare di assegnare il cane giusto alla persona giusta
(ho usato questo ordine solo per un fatto: da un lato il valore aggiunto generale per la razza, dall'altro il caso singolo specifico)

Ecco dunque che il pensare ancora che il carattere vero del cane si vede dopo i 2 anni (per fare un esempio) è sbagliato come impostazione e come conclusione. Tra l'altro perchè dopo i 2 e non i 4 o gli 8? Tutti noi possiamo ben testimoniare che i nostri cani invecchiando, modificano il loro comportamento.

Il cane molto giovane, il cucciolo e il cucciolone per intenderci, sono "più vicini al vero".

Questo è ovviamente il mio pensiero ma come già detto anche delle due persone da me citate e di molti allevatori (ma non sono certo tutti d'accordo).

Il passo successivo è chiaramente il riconoscimento delle doti, la valutazione da fare, l'esperienza richiesta.
Insomma l'adeguata preparazione dell'operatore che deve svolgere la valutazione. E questi non necessariamente deve essere l'allevatore; l'importante è poi che l'allevatore conosca anche i principi su cui basarsi nelle sue scelte. Una sinergia dunque.

Da ultimo la selezione. Sposo chiaramente le opinioni ben più autorevoli delle mie, che trovano sbagliato come abito mentale generale, il valutare l'operato di un allevatore in base a una o due generazioni, giacchè di tempo ne occorre ben di più.
Ma non solo, le scelte spesso poco hanno a vedere con evidenti risultati espositivi.
In un suo splendido libro - Giudicare in esposizione - Piero Renai della Rena spiega proprio l'atteggiamento del giudice nel ring di bellezza e quello dello stesso giudice, quando uscito dal ring, riveste il ruolo dell'allevatore (non dimentichiamo che prima di essere giudici si deve essere allevatori).

Per intenderci il giudice XY potrebbe far vincere in più competizioni il soggetto WZ ma poi nella veste di allevatore non usarlo in quanto ritiene che le doti di quel cane splendido, potrebbero non sposarsi bene con quelle dei suoi soggetti.

E naturalmente parlo sia a livello morfologico che caratteriale.

Dalla "miscela" di questi principi sul carattere e dal confronto con quelli sulla morfologia, nascono le scelte in una direzione o in un'altra.

Perdonate la lunghezza.
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Arnaldo
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Old 25-03-2006, 22:22   #2
simo
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Molto bello questo discorso....interessante.....resto dell'idea che il carattere "manifesto a tutti gli effetti" di un cane si debba valutare a crescita ultimata, come negli umani, il processo di apprendimento è lungo a cui bisogna aggiungere anche la valutazione soggettiva di ciò che si è appreso per poter, finalmente, impostare una personalità......credo che questo concetto sia applicabile anche ad un cane.Tu che ne sai più di me, fino a che età si può tentare di recuperare un atteggiamento sbagliato (paura, diffidenza, aggressività) di un cane ed avere un risultato almeno vicino al 90%?


Saluti Simo Olim Palus
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Old 27-03-2006, 19:37   #3
arnaldo_it
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Originally Posted by simo
Molto bello questo discorso....interessante.....resto dell'idea che il carattere "manifesto a tutti gli effetti" di un cane si debba valutare a crescita ultimata, come negli umani, il processo di apprendimento è lungo a cui bisogna aggiungere anche la valutazione soggettiva di ciò che si è appreso per poter, finalmente, impostare una personalità......credo che questo concetto sia applicabile anche ad un cane.Tu che ne sai più di me, fino a che età si può tentare di recuperare un atteggiamento sbagliato (paura, diffidenza, aggressività) di un cane ed avere un risultato almeno vicino al 90%?


Saluti Simo Olim Palus
è una bella domanda la tua simo, ma mi pare di poter dire che non esiste una risposta assoluta.
Hai citato cose che possono essere collegate oppure no. l'aggressività da paura per esempio, o la paura dovuta a esperienze negative che è diversa di per sè da una naturale forma di sopravvivenza. Per esempio si ha paura in genere delle cose sconosciute e si gira alla larga, questo è il primo passo per "salvare la pelle, però poi può subentrare la curiosità. Un cane di forte tempra in generale dimostrerà meno paura. Ma un cane di forte tempra che piglia a testate un tir è fesso mica no
Direi dunque che per poter dire qualcosa sulle possibilità di recupero, bisogna fare un'analisi del soggetto e ricostruire coi padroni le situazioni difficili.
L'aggressività ha una base psicofisiologica collegata alla condizione di stress. Ma ha anche una componente appresa.
Questa componente appresa per esempio può esser tale da vanificare completamente la castrazione nel caso di aggressività tra maschi.

In sintesi, l'argomento è complesso, e non si può dire il cane x ha 18 mesi sicuramente risolve il suo problema al 90% mentre y ha 36 mesi e lo risolve al 40%.

Di sicuro la giovane età favorisce la soluzione dei problemi in quanto non ancora ben radicati (forse) mentre con l'avanzare dell'età subentrano tante abitudini ed esperienze del cane che rendono più impegnativo qualunque intervento.

Le doti caratteriali del soggetto, vengono valorizzate o fiaccate dall'ambiente e quindi questo rende più o meno complesso il tipo di recupero.
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Arnaldo
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